Il pianista e compositore
ARTURO STALTERI sceglie per la prima volta l’etichetta
Dunya - Felmay e
si propone in un nuovo lavoro discografico per piano solo.
Studi classici (anche con Aldo Ciccolini) e ampie esperienze
concertistiche alle spalle, STALTERI non ha mai disdegnato di
perlustrare anche la musica extracolta sin da quando negli anni Settanta
si esibiva con i Pierrot Lunaire, gruppo storico del progressive
italiano. Lunga è la lista delle sue collaborazioni che nel tempo
l’hanno visto prodursi sia con artisti stranieri (Alvin Curran,
Roger
Eno,
Harold Budd,
David Sylvian) sia con musicisti italiani, anche di
area cantautorale (Grazia Di Michele, Rino Gaetano), ai quali ha sempre
regalato tocchi di classe eccelsa.
In
Child Of The Moon STALTERI mette in campo dieci composizioni ispirate
dalla luna e una dal sole. Il pianismo di STALTERI è altamente
evocativo, straniante e, appunto, “lunare”, ma sa anche discostarsi da
analoghe esperienze postminimali in virtù di una maggiore robustezza e
articolazione nella struttura dei brani. Il suo suono è dunque
accattivante e nello stesso tempo corposo, mai privo di scarti, di
sperimentazioni, di “rischio” insomma. I richiami classicisti si
dirigono verso
Debussy oppure guardano alle esperienze di
Satie, ma si
tratta di semplici sfumature, a indicare più che altro una simpatia di
gusto, una metabolizzazione di elementi di storia della musica che
riaffiorano a livello quasi inconscio; e non troppo dissimile è il
discorso da fare a proposito della sua fascinazione per il minimalismo
storico.
Nei “notturni” di STALTERI alberga una dimensione riflessiva e
contemporaneamente giocosa, la luna è sempre piena e rischiara con
generosità i luoghi su cui risplende. In STALTERI la ricerca del suono
aperto e comunicativo non significa rinunciare alla profondità
dell’emozione, allo scandaglio delle pieghe più riposte dei sentimenti.
La superficialità, dunque, non si addice a “Child Of The Moon” e il
disco si propone pertanto quale importante capitolo nella carriera di un
artista che riesce nell’occasione a trovare un originale punto di
equilibrio tra percorsi musicali di differente provenienza. |