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VENERDI' 1 Dicembre 2006  ore 22:00

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Una mappa possibile del tempo.

Non di un tempo astratto e fisico, ma neppure semplicemente psicologico. E' una (fra le infinite) possibili configurazioni del tempo della sua organizzazione musicale.

La musica di Yugen è astratta, autoreferenziale.

Una mappa è frutto di convenzioni. Quindi di arbitrarietà. Yugen è una mappa astratta ed arbitraria, ma insieme una descrizione coerente con se stessa: non intende soddisfare alcun criterio 'esterno'. Potremmo definirla tranquillamente - per alcuni suona come un'offesa - "autoreferenziale". Per Yugen l'autoreferenzialità e l'astrazione non sono difetti, ma virtù. Ma questo è anche in parte falso: Yugen rimanda pure all'esterno di sé, e si nutre così di citazioni e suggestioni letterarie e musicali, Ma, ancora una volta, non cerca in queste una giustificazione, al massimo un pretesto, una didascalia, un vezzo, perfino.
Citare Borges, o Gadda, o ancora Satie (citarne direttamente i testi o le musiche, ma anche gli edifici creativi) arricchiscono e ispirano certo la musica, ma il  non citarli - o il rendere oscuri i riferimenti - non sminuirebbe la musica stessa. La sua stessa struttura, prima di tutto numerica, sostiene Yugen.

Yugen non è solo una mappa, nel senso in cui potrebbe esserlo la carta di un territorio. Yugen ha pure una dimensione psicologica: l'ossessione di ritrovare in ogni cosa una precisa relazione numerica, ed in questa relazione un preciso 'significato'. Fuor di metafora, che tutto intorno a noi sia realmente preciso, ossia afferrabile e catalogabile. L'ipotetico "io narrante" di Yugen si troverebbe così letteralmente impigliato in una rete di 'cifre' e 'contenuti', nella convinzione malata che alle prime corrispondano immancabilmente i secondi. Nonostante il mondo si manifesti come infinito ed irriducibile - nei dettagli, nelle prospettive, nelle sfumature - il nostro personaggio cerca di catalogarlo, di ricondurlo a elenchi ordinati ed esaustivi, di leggerlo in base a criteri di esattezza e rigore. E dove un ordine misteriosamente scompare, il nostro personaggio non si scoraggia e ne ricostruisce prontamente un altro, più complicato e perciò apparentemente più solido e rassicurante del precedente. finchè anche quest'ultimo svela la sua inconsistenza. E così via all'infinito: nel vano tentativo di afferrare la realtà, questa scivola sempre più dalle mani del nostro personaggio, e la sua pretesa di esattezza ha come unici risultati il caos e l'asimmetria, questa volta irrecuperabili. (continua)

Mattia Signò (batteria), Paolo Botta, Pietro Cavedon (tastiere), Maurizio Fasoli (pianoforte), Elia Leon (violino elettrico), Francesco Zago (chitarra elettrica).

APPROFONDIMENTI EVENTUALI
YUGEN website ufficiale

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