Sicuramente alcuni noteranno che il titolo richiama un’opera di Pirandello, tuttavia non ci sono veri legami con l’opera dello scrittore siciliano se non nell’utilizzo del concetto di “maschera”, infatti, sono nato e cresciuto a Mestre, a stretto contatto con Venezia, il suo celebre Carnevale e con l’idea di “maschera” e proprio l’idea che tutti indossino delle maschere nei rapporti interpersonali quotidiani e nel relazionarsi col mondo è senz’altro uno dei concetti alla base di questo disco.
Ho sempre scritto canzoni con l’intento di raccontare storie, di mettere in scena personaggi, dramatis personae, “maschere” quindi. “Date a un uomo una maschera e vi dirà la verità” diceva Wilde..
Per quanto riguarda l’elemento autobiografico sicuramente raccontando le storie dei miei personaggi, che spesso hanno un modello di partenza nella vita reale, posso mettere un pizzico di me stesso in ognuno di loro e vivere così molte vite, magari celandomi dietro un’unica frase all’interno di ogni canzone (la mia piccolissima maschera personale).
I masques medioevali della letteratura inglese servivano a mettere in scena un concetto, un’idea tramite l’azione drammatica, usando simboli e satira per poi trarre una conclusione, un insegnamento, una morale.
Le maschere nude di questo disco non vogliono certo insegnare nulla o fare la morale, ma semmai buttare giù qualche altro idolo, utilizzando sia le forme dell’elegia, che quelle della satira, della denuncia sociale, del romanticismo, del diario in pubblico.
Queste canzoni narrano momenti fondamentali e fondanti delle esistenze dei suoi protagonisti i quali raccontano se stessi senza pudori in prima persona, in maniera semplice, a volte intenzionalmente arrogante, ma sempre veri, verissimi, anche non dicendo tutto o magari mentendo, spesso lasciando solo intuire, mettendosi a nudo senza cercare per forza di concludere qualcosa o di elargire verità universali, ma, anzi, spesso lasciando irrisolte, sia testualmente che musicalmente, le situazioni create, proprio perché è la vita stessa a rimanere spesso irrisolta, sospesa tra l’azione e il pensiero, tra il desiderio di vivere e la realtà del vissuto.
Queste canzoni sono dunque MASCHERE NUDE poiché le canzoni sono le maschere che in questo disco voglio indossare, senza preoccuparmi della loro eterogeneità; sono la colonna sonora di un immaginario film ad episodi che procede utilizzando forme musicali e generi diversi i quali, nelle mie intenzioni almeno, vengono resi organici dal mio stile, per forza di cose personale, ma comunque frutto di suggestioni e ispirazioni letterarie e musicali anche molto differenti. Così, me la godo un sacco a viaggiare tra i generi che ben conosco e che ho sempre frequentato, perché c’ero, dalla new wave al pop anni ’80, dal rock berlinese e il funk bianco di plastica del mio sempre amato Bowie, alla ballad acustica, e perfino alla canzone cantautorale degli anni ’70.
Con l’aiuto del mio produttore e dei musicisti ho cercato di utilizzare gli arrangiamenti come le parole, mai la prima scelta, ma pur sempre arrangiamenti semplici, spesso gli unici per me possibili, altamente rappresentativi, nei quali nulla è lasciato al caso, se non volutamente, ma dove gni strumento diventa simbolo di un mondo musicale, di una “maschera” musicale diversa.
I miei masques sono tutti da interpretare, apparentemente fin troppo semplici, ma per scelta cosciente, a volte perfino provocatoriamente banali, ma densi di rimandi e doppi sensi.
Credo che “Maschere nude” si possa ascoltare a più livelli godendo sia dell’immediatezza di melodie accessibili (il muzak, il muzak!) e dell’energia del rock’n’roll che assaporando la le scelte di arrangiamento e di produzione.
In un momento di grave crisi culturale e dei valori come quello attuale il riferimento alle tematiche decadenti di Pirandello è per me quanto mai attuale.
Ecco perché i miei personaggi si denudano in pubblico, dicono la verità, ma alla fine, come tutti, anche se sono nudi si tengono (per pudore, per ipocrisia, per opportunismo?) almeno la maschera.
Credo che sollevare dubbi sia importante tanto quanto risolverli e distruggere miti fondamentale quanto crearne di nuovi.
Sul palco:
Claudio Valente
voce
Simone Chivilò
chitarre, cori
Tiziano Valente
sassofoni, cori
Giorgio Mantovan
chitarra
Piero Trevisan
basso
Manuele Signoretto
batteria |