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IL LIBRO VENEZIANO DEI MORTI
(alle vittime del Petrolkimiko)

Immagine Cinematica:
Non c’é un tempo definito ma potrebbe essere la nostra infanzia.
Un uomo si sveglia un mattino e si accorge che fuori dalla finestra c’é uno strano silenzio. Uscendo di casa la visione é spaventosa. Tutti i cittadini giacciono senza vita ai bordi delle strade, all’interno degli uffici, nei negozi, nei posti di lavoro. Non sfrecciano più automobili o autobus, non si ode alcun rumore... tutto é morte.
In lontananza soltanto i fumi multicolori continuano ad uscire dalle fabbriche deserte, come in una danza di nuvole sinistre, lasciando nell’aria un’aria maleodorante e purtroppo familiare . L’uomo, unico superstite apparente, si accascia a terra piangente ma é troppo tardi. Sul terreno una strana polvere si solleva... sono le ceneri del sole.
Un orizzonte cupo osserva in lontananza, la luminosità svanita, il cuore un buco nero.
A questa immagine ne segue un’altra: un foglio di giornale sollevato dal vento in una strada affollata nella più assoluta normalità quotidiana, molti anni dopo: si legge chiaramente “Sono stati assolti”.
Questa musica é dedicata alle vittime del Petrolkimiko che sapevano
e a tutti coloro che se se ne sono andati per lo stesso motivo, senza saperlo.

INDUSTRIALE.
Nel corso degli ultimi anni si é parlato molto nel panorama musicale alternativo di “industrial sound” o “musica industriale”.
Mentre è indiscutibile che il termine sia stato creato in Inghilterra per classificare e vendere l’ennesima ambigua tendenza musicale, é anche vero che spesso ha coinciso con una reale provenienza geografica degli autori. Raramente ciò é stato esemplificato in Italia come nella scena mestrina e veneziana.
Pur non avendo dei veri e propri esponenti dichiarati di “industrial music”, la scena é stata fin dai primi anni settanta cosapevole almeno in parte del ruolo espressivo ed educativo di certo linguaggio ed ha abbracciato naturalmente stili dei più diversi: canzone di protesta, jazz, metal, wave.
Come essere umano e soggetto politico, volevo affrontare se pur nel mio piccolo, il tragico tema del Petrolkimiko di Porto Marghera (Ve), soprattutto alla luce degli eventi recenti. Nello scrivere un brano come “Dal Libro Veneziano Dei Morti”, mi é apparsa subito chiara la connessione tra l’atmosfera in cui noi giovani crescevamo negli anni 70 e 80 e il ruolo dell’artista oggi. Non c’é ombra di dubbio che questa musica abbia le sue radici in un mondo alienato, devastato, mostruso e contorto come quello in cui siamo vissuti; un mondo in cui il silenzio della morte circondava tutto... anche se spesso l’apparente caos della vita quotidiana puntava proprio ad allontanarne i problemi.
Non sarà mai abbastanza sottolineato quanto il comportamento della classe dirigente dell’epoca nei confronti degli operai e dell’intera cittadinanza sia stato criminale; nel nome di un dannato profitto si é minata deliberatamente ed irrimediabilmente la salute dei lavoratori (morti dentro e fuori le fabbriche), della cittadinanza e di tutto l’ambiente (vedi discariche abusive di rifiuti tossici ricoperte ad arte, magari proprio dove ora giocano i nostri bimbi o i fanghi gettati in laguna che hanno dato luogo a fenomeni mostruosi riguardanti la fauna e la flora). I dati sulla nocività della lavorazione erano, ed é stato provato, a conoscenza di tutti coloro che avevano in mano la dirigenza degli impianti, e non solo in Italia. Tutto appare oggi un irreale, lunghissimo incubo.
In questo senso IL LIBRO VENEZIANO DEI MORTI é sicuramente un’opera di “Musica Industriale”, ma di quella “vera” non artificiosa o peggio “di tendenza”: spero possa essere costruttiva nella sua condanna del mondo scellerato che siamo stati costretti a subire (nostro malgrado) e che stiamo ancora subendo giorno dopo giorno, nonostante il progressivo smantellamento degli impianti, venendo a conoscenza solo di pochi incidenti e con notevole ritardo.
Sono felice che qualcuno l'abbia già definito "21st Century Protest songs"!
Il “Libro Tibetano dei Morti” é un testo molto affascinante ma probabilmente frutto dell'invenzione e della fantasia, il “Libro Veneziano dei Morti” é un’assoluta verità. Spero che questo lavoro possa essere un piccolo granello nella sabbia della consapevolezza locale e non.

"The Venetian Book Of The Dead" contiene registrazioni effettuate nell’arco di 3 anni.
A differenza del primo album che era stato ispirato soprattutto dai viaggi e dal mito, questo secondo volume é sicuramente il lato materiale, tangibile e anche oscuro della vita quotidiana. Le tematiche sono certamente più terrene e concrete e puntano ad una nuova consapevolezza nei confronti dell’uomo (musica pagana) e dell’ambiente (rispetto per la natura). Ringrazio tutti i miei amici e collaboratori (UNFOLK COLLECTIVE), il loro entusiasmo é stato straordinario e spesso hanno dovuto lavorare in condizioni non proprio ideali potendo disporre solo di poveri rough mixes, files incompleti o semplici sketches; ancora una volta devo sottolineare che senza di loro non sarei approdato a nulla... - a.m.

Sul palco:
Kevin Hewick
chitarre, voce
Alessandro Monti
basso, mandolino
Franco Moruzzi
batteria
Roberto Noè
immagini

APPROFONDIMENTI EVENTUALI
Kevin Hewick - Website ufficiale
Unfolk - Website ufficiale

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